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«Perché la procreazione dovrebbe essere un "fatto naturale" invece che sociale, perché non dovrebbe essere un'attività determinata storicamente e su cui giocano diversi interessi e rapporti di potere, è una domanda che Marx non si pone. Neppure ipotizza che uomini e donne potrebbero avere interessi diversi rispetto alla procreazione, trattando invece quest'attività come se fosse un processo sessualmente indifferenziato.
In realtà, tanto poco automatici e "naturali" sono i cambiamenti nelle modalità della procreazione e nell'andamento della popolazione che, in ogni fase dello sviluppo capitalistico, lo Stato è stato obbligato a ricorrere alla regolamentazione e alla coercizione per espandere o ridurre la forza-lavoro.
[…] Ancora oggi, lo stato non ha risparmiato nessuno sforzo nel tentativo di strappare alle donne il controllo sulla procreazione e determinare quanti figli debbano nascere, dove e quando. Di conseguenza le donne sono state spesso obbligate a procreare contro la loro volontà e hanno sofferto un'alienazione dai propri corpi, dal proprio "lavoro" e perfino dai propri figli maggiore di quanto qualsiasi altro lavoratore abbia mai sperimentato.»