A review by shieymn
Adam Haberberg by Yasmina Reza

4.0

Romanzo breve che racconta una giornata nella vita in crisi di Adam Haberberg (il cui nome è anche il titolo originale del libro). Scritta in terza persona, la vicenda è focalizzata esclusivamente sul protagonista. Ne seguiamo le azioni, ma soprattutto le palpitazioni del suo flusso di coscienza.

Adam soffre perché è uno scrittore fallito, perché la salute sta iniziando a tradirlo, perché il suo matrimonio gli è angoscioso. Il motivo ricorrente dei suoi pensieri è la visita oculistica appena fatta, che gli ha prospettato l’eventualità di un glaucoma. La vista di Adam si sta deteriorando, ma forse è la sua mente a consumarsi. Adam ha la sensazione di vedere male (gli appare “uno stivaletto” sovrimpresso alle immagini), ma potrebbe essere una suggestione. Forse quello che Adam fatica a vedere è la sua stessa realtà, la persona che è e che sarà. Eppure, nonostante le interferenze, al termine della giornata – e del romanzo – Adam pare aver trovato un barlume di chiarezza.

L’evento attorno al quale si sviluppa il romanzo è l’incontro casuale tra Adam e Marie-Thérèse Lyoc. Non si vedono da trent’anni, dai tempi del liceo. Marie-Thérèse è l’antitesi di Adam, che la trova irritante ma non riesce a fare a meno di restare con lei fino a sera, ipnotizzato dal gioco di specchi tra passato e presente. Marie-Thérèse è una single di mezz’età, fa la rappresentante di gadget e ignora che Adam sia diventato scrittore – a riprova del totale insuccesso della sua carriera, scandagliato lungo l’intero arco narrativo.

Adam è il malato, la persona depressa dal proprio stesso narcisismo, impossibilitata a vivere serenamente la vita quotidiana ma anche quella intellettuale. Marie-Thérèse rappresenta la parte “sana”, impermeabile alle difficoltà, forse stolidamente; dal punto di vista di Adam «un’ombra che attraversa il tempo con una robustezza nauseante». La semplicità a tratti banale con cui Marie-Thérèse vive si mostra ad Adam, annichilendolo. In Adam è il disprezzo a prendere il sopravvento, ma Marie-Thérèse sembra aver ormai svolto una funzione catalizzatrice che lo ha costretto a porsi domande talmente sincere da rivelare a se stesso la sua identità attuale.

Sull’incontro tra i due aleggiano insistenti i fantasmi della loro gioventù, in particolare quello di Alice Canella, compagna di scuola, amica di Marie-Thérèse e oggetto del desiderio di Adam, che ne scopre con trent’anni di ritardo la morte suicida. La voce di Alice lambisce il presente attraverso le sue lettere, che Marie-Thérèse mostra ad Adam in quello che potrebbe essere un goffo tentativo di seduzione. Ma non c’è possibile incontro tra loro, non c’è intersezione tra quelle realtà. A ciascuno la sua solitudine; e quella di Marie-Thérèse, così ordinaria e ordinata, silenziosa, suscita l’invidia di Adam, consapevolmente incapace di trarre alcun godimento dalla propria vita familiare.

Con questo romanzo breve o racconto lungo del 2003 Yasmina Reza esplora i temi che le sono cari: lo squallore nascosto delle vite borghesi, l’impossibilità di relazione tra individui, idee che saranno alla base di Il dio del massacro, e la boria intellettuale già esaminata in Arte. Il risultato è puntuale, forse al punto della prevedibilità, e apre la strada al respiro più ampio del suo ultimo romanzo Felici i felici.