A review by melanto_mori
Fuga impossibile by Emmy Laybourne

2.0

Voto: 2,5★/5

Il volume conclusivo della trilogia si è rivelato una vera delusione e il libro peggiore del ciclo Monument14.
Noioso, fintamente dinamico, ripetitivo a iosa e senza senso sotto molti aspetti della trama.
Se nei libri precedenti, per quanto ci fossero molte cose che non funzionavano, rimaneva comunque una certa tensione di fondo (soprattutto nel primo) che spingeva per capire dove si sarebbe andati a parare e quale sarebbe stato il finale, in questo volume conclusivo è tutto un trascinare il lettore per forza di inerzia e necessità di arrivare a una conclusione.
Come nel secondo volume, abbiamo un doppio punto di vista in prima persona, alternato: Dean e Josie.
Il libro precedente si chiudeva con Dean “al sicuro” in un centro di accoglienza in Canada assieme ai suoi amici, mentre Josie – ritenuta morta – era stata invece avvistata in un altro centro di accoglienza, più simile a una prigione, situato nel Missouri e al centro di fortissimi scontri tra le persone di gruppo 0 lì custodite e le guardie.
La narrazione è contrapposta e in realtà dovrebbe essere molto interessante per gli elementi che vengono inseriti, ma che ho trovati gestiti malissimo.

Partiamo dai ragazzi che si trovano in Canada e che partiranno per andare a salvare Josie.
- Niko è passato dall’essere il ragazzo determinato e ottimo boyscout, sempre molto lucido, al diventare un “fidanzato ossessionato”. Irragionevole e che riesce a fare cose solo perché l’autrice vuole così, visto che a una certa ne perdiamo le tracce e chi s’è visto s’è visto, fino al finale.
- Dean sempre più stupido e sottone di Astrid che, ricordiamolo, è incinta. E, come al solito, ha pensieri davvero… non saprei come definirli se non proprio “stupidi”. E non è che l’essere un ragazzo di 16 anni ti possa giustificare a una certa.
- Jake il bashato per eccellenza che continua a essere bersaglio di un bashing senza senso e che, per la seconda volta, di punto in bianco mollerà Astrid e Dean nel momento del bisogno e ciao (da che era ossessionato all’idea di diventare padre e dimostrare di esser buono a qualcosa al “no, va be’, non ne sono capace. Dean sei mejo te. Cià”). Chiaramente l’autrice lo aveva portato avanti solo per il Triangolo-no e quando non ne ha avuto più bisogno se n’è liberato a caso.

La situazione nel Missouri non è di certo migliore.
- Josie ha una caratterizzazione totalmente pasticciata tra il voler essere super-violenta (a causa della sua natura di gruppo 0) e poi, nei fatti, rivelarsi solo una: “Lassateme sta, perché so’ strano, perché c’ho i problemi, il mondo non mi capisce, ce l’hanno tutti con me” (cit.).
- I ragazzini di cui Josie si occupa (perché, sì, pure qua deve fa da babysitter): che sono una petulagna continua e che, dopo pagine e pagine in cui ci viene detto che Josie fa tutto per loro ecc ecc, spariscono di punto in bianco, il loro destino chissenefrega, tanto era arrivato finalmente San Niko a liberare la sua bella, ergo, il background lasciato nel centro di detenzione non serve più.

In tutto ciò: gli Adulti.
Perché, sì, anche gli adulti hanno un ruolo in questo volume. UN RUOLO DEL TUTTO INUTILE!
In un mese – un mese. Regà, manco con la pandemia attuale in un mese abbiamo avuto tutto ‘sto casino! – questi sono stati capaci di mandare in vacca una nazione intera (gli USA), diventare peggio di The Walking Dead e non riuscire a gestire un problema che è molto limitato e non è scala globale.
Cioè, cerchiamo di capirci: tutto l’impianto narrativo “catastrofico” è assurdamente ingigantito rispetto quello che dovrebbe essere secondo quanto descritto. Le reazioni (o le mancate reazioni) sono assurdamente ingigantite anch’esse e il tutto per far avere la sensazione di situazione al collasso, ma che nei fatti… non ha senso.
Gli USA sono una nazione enorme, un evento catastrofico che succede in una parte del Colorado (quindi UNA PARTE di UN SOLO STATO) come diavolo fa ad avere una ricaduta simile, quando non è nemmeno INFETTIVA?! Non regge. La giustificazione non tiene su tutto l’impianto. Ma, d’altronde, se già le fondamenta della catastrofe non reggevano – come detto nella recensione al primo volume – è chiaro che pure il resto poi fa acqua.
Si fa uso di una cattiveria molto gratuita, da parte degli adulti, che vanno molto a come va il vento e caricano questi ragazzini di responsabilità che, in fin dei conti, non gli competono.

La risoluzione finale, con il medico infame che debbotto si redime nel giro di un rigo e tutte le coppiette che si riuniscono felici e contente nella comune dello zio di Niko, è tremenda.
Di questo libro non riesco a salvare niente, se non qualche idea che però non è stata resa in maniera efficace. Non c’è più nemmeno Max con le sue perle.
In definitiva, sono rimasta molto delusa: questa trilogia aveva premesse ottime, ma le ha disattese tutte. Un vero peccato.