A review by _ottavia_
L'ultimo giorno di un condannato by Victor Hugo

5.0

Niente boia dove basta il carceriere.
Ma, si ribatte, "bisogna che la società si vendichi, che punisca". Né l'uno né l'altro. Vendicare è dell'individuo, punire è di Dio.
La società sta nel mezzo. Il castigo è al di sopra, la vendetta al di sotto. Niente di così grande o di così piccolo le si addice. Essa non deve punire per vendicarsi; ma correggere per migliorare.


Devo leggere più Hugo.

Quest'opera è un libricino, un centinaio di pagine sugli ultimi giorni di un condannato a morte, che presto andrà al patibolo. Hugo desiderava contribuire all'abolizione della pena di morte, come ben spiega nella prefazione all'edizione del 1832, che ho citato sopra, e di getto scrisse questo libro, molto bello, che è un viaggio nella psiche e nelle sensazioni provate da un condannato di cui niente sappiamo se non che sta per morire. Dalle vicende l'autore rimuove ogni elemento specifico, il condannato deve sembrare ogni condannato, la sua sofferenza deve essere universale. Per Hugo essere contro la pena di morte è un principio generale, non può nascere da particolari relativi a un caso, della pietà generata delle circostanze. Sulla scia di Beccaria, invoca un miglioramento del sistema penale, di cui trova la pena di morte inutile sotto ogni punto di vista.