A review by alterpetrus
A Dream of Flying by Alan Davis, Garry Leach, Paul Neary, Steve Dillon, Don Lawrence, Mick Anglo

5.0

Marvelman era un personaggio creato negli anni ’50 dal fumettista Mick Anglo per sostituire, nei periodici inglesi della L. Miller & Son, Capitan Marvel, di cui la Fawcett Comics aveva interrotto le pubblicazioni e che aveva grande successo in Gran Bretagna. Le avventure di Mike Moran, ragazzino che grazie alla parola kimota si trasformava in Marvelman, molto semplici e rivolte ad un pubblico giovane conclusero le pubblicazioni nei primi anni ‘60.


Nel 1982, con la nascita della nuova rivista Warrior, il redattore ed editore Dez Skinn decise di rivitalizzare il vecchio personaggio e di affidarne i testi all’allora giovane sceneggiatore di belle speranze Alan Moore.
Con Marvelman Moore pone il primo tassello del suo percorso di revisionismo della figura del supereroe, trasformando lo spensierato eroe di Anglo nella personificazione dell’oltreuomo, che osserva l’umanità con parametri che vanno al di là di quelli propri dell’essere umano. Mike Moran e ora adulto, ma ignora il suo passato, fin quando, in una situazione di forte tensione arriva a pronunciare la parola che gli conferiva i poteri, tornando ad essere Marvelman. L’opera, che per la chiusura di Warrior passa all’americana Eclipse Comics, si dipana in 16 numeri, che definiscono 3 volumi: Il Sogno di un Volo, La Sindrome del Re Rosso e Olimpo.
Nel primo Moore cala Miracleman (rinominato così a fine anni ’80 per la pubblicazione americana a causa dell’opposizione della Marvel) in un ambiente realistico, presentando un Mike che prova un complesso di inferiorità nei confronti del suo alter-ego ed un diabolico Kid Miracleman, delineato in modo tale da rimanere impresso nel lettore. Nel secondo libro sono esplorate le origini del personaggio (con le aspirazioni prometeiche di Gargunza ed il suo sogno dell’immortalità), per iniziare quel cammino di elevazione dalla condizione di comune essere umano, fino ad arrivare a quella divina nel terzo e conclusivo volume. Ai disegni si susseguono Garry Leach, Alan Davis, John Ridgway, Chuck Austen, Rick Veicht e John Totleben. Quest’ultimo, assieme a Leach è stato certamente il mio preferito, per la potenza data ad ogni singolo particolare della tavola e dalla composizione delle varie vignette. La scrittura di Moore è come sempre stupenda, con un aumento della resa epica soprattutto col libro terzo, dove la parola passa a Miracleman, che anche in ciò viene definito come un essere superiore, nonostante non dimentichi la sua umanità, anche quando viene spinto al limite, verso azioni non proprie di un eroe puro, che per un pubblico moderno non fa certamente più l’effetto che avrebbe fatto ad un lettore di supereroe dei primi anni ‘80.


La serie è stata assente a lungo dagli scaffali americani (e in quelli italiani era quasi completamente inedita) a causa di una diatriba per i diritti fra Todd McFarlane (che aveva acquistato il catalogo Eclipse al fallimento della casa editrice) e Neil Gaiman (che, avendogli ceduto i diritti Alan Moore aveva iniziato negli anni ’90 un suo ciclo sul personaggio), conclusasi con l’intervento della Marvel, che schierandosi con Gaiman ne ha in seguito acquisito i diritti e ripubblicato la run di Moore.
La Panini ha pubblicato nell’ultimo anno e mezzo il spillati l’edizione Marvel, ed il primo volume in versione deluxe (personalmente per le dimensioni eccessive della raccolta, consiglierei gli spillati, che contengono anche brevi storie di Anglo, interessanti, anche se solo per motivi storici).
Una riproposizione questa che non ha solo un sapore archeologico, perché in primo luogo la storia rimane bellissima ed appassionante anche dopo più di trent’anni e Moore si rivela essere fin da giovane non meno di quanto si dimostrerà in futuro (e stava già dimostrando, poiché la più famosa V for Vendetta è coeva a questa serie, essendo pubblicata anch’essa su Warrior). Rappresenta inoltre la prima sperimentazione di quello che verrà poi portato avanti dopo Watchmen nel mondo del fumetto supereroistico.