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God Save the Queer: Catechismo femminista by Michela Murgia

logolepsy_e's review against another edition

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2.0

Un interessante esercizio mentale, ma non quello che mi aspettavo di trovare.

A fine audiolibro, a me è venuto da riassumerla come: Murgia, credente cattolica dalla nascita, un giorno vede uno specifico dipinto dal quale trae un'illuminazione sulla propria visione personale della fede. Anni dopo, scrive un libro in cui ci illustra quanto sarebbe stato bello se gli insegnamenti della Bibbia fossero stati letti, interpretati e diffusi tramite uno sguardo femminista contemporaneo.
Come dicevo, un esercizio mentale interessante, ma purtroppo non sufficiente: sarebbe bello se questo what if fosse vero, tuttavia non lo è. Quello che c'è in questo libro è un esempio fulgido e positivo di fede, ma è quanto di più distante ci sia da quello che sono la Chiesa e la fede cattolica oggi. Perché qui Murgia resta sul personale, che per carità è sacrosanto, ognuno è libero di essere fedele come meglio credere e di aderire ai dogmi che più ritiene opportuni, tuttavia non è questa la realtà di oggi, e non penso che un credente che voglia parlare a nome della collettività cattolica possa prescindere dal riconoscimento di quello che la Chiesa oggi è e promulga.

Sicuramente è un testo più utile a un credente che non a chi non crede e si pone interrogativi sulla fede altrui, o più che altro sulla dimensione pubblica della Chiesa e della religione.
Se si crede e si vuole cercare aiuto nel delineare una strategia per conciliare fede e valori contemporanei, può essere sicuramente un'ottima lettura. Se, al contrario, si è atei e da anni ci si domanda come sia possibile che persone che promulgano certi valori e battaglie contemporanee siano allo stesso tempo fedeli di un credo che promulga esclusione e discriminazione, non è qui dentro che si troveranno le risposte.

giada_fec's review

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reflective slow-paced

2.5

elena_1902's review against another edition

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5.0

Talmente tanti spunti di riflessione che persino fare una recensione di questo saggio è difficile-



È stato il mio primo libro di Michela Murgia, e potrebbe aprire le porte ad altri (pur non avendola seguita particolarmente fintanto che era in vita. Ma ho ovviamente notato come la sua mancanza abbia toccato tantissime femministe e attiviste italiane)


In questo testo Murgia cita svariati elementi, iconografie, simboli, miti, pratiche e curiosità sulla religione cattolica, partendo dalla domanda “come puoi conciliare l’essere credente, cristiana cattolica e femminista? Come si può essere femministi facendo riferimento a un’istituzione patriarcale problematica e violenta contro le categorie marginalizzate?”

Non c’è proprio una risposta a questa domanda ma, con tutto il lavoro di filosofia e attivismo che Michela Murgia ha fatto nei suoi anni, sappiamo che ha ovviamente unito queste due identità.
Oltre a un background sulla sua crescita religiosa sin da bambina, su quante domande si sia sempre fatta non accettando le uniche risposte dogmatiche, andando oltre, tracciando i significati più queer (nel senso di differenti dalla norma, astratti e sfuggenti ai binarismi della religiosità), troviamo vere e proprie analisi di momenti presenti nelle Sacre scritture, il lessico utilizzato e l’eredità culturale, lo storytelling (ad esempio quello delle fiabe, e cita Cenerentola, con le riflessioni sulla vecchiaia, la misoginia internalizzata tra donne, i ruoli di genere): mostra quindi come nonostante i credenti conservatori la pensino in modo diverso, in realtà nella religione cristiana ci sono più cose queer e intersezionali di quante non pensiamo


Ma soprattutto, gli spunti che offre sono quelli sull’interpretazione e il vivere la fede stessa. Su quanto il cristianesimo sia innanzitutto relazione e collettività, come lei l’abbia sempre visto in rapporto alla sua famiglia queer (= di persone scelte), ma al contempo il rapporto che ognuno di noi ha con Dio è diverso, e ognuno avrà un’immagine di Dio e di Gesù relativa a sé stessa e quindi proiettandoci i propri valori.
In questo senso non bisogna quindi sbarrare le porte al cristianesimo nella lotta femminista, se si è credenti, perché non è minimamente “facile e di conforto scontato”, come pensano molti, avere un rapporto con la fede, che può essere di forte identificazione identitaria ma anche conflittuale per molte persone delle categorie oppresse dalla società

E inoltre, può far pensare a tutti quei discorsi sullo spazio e sui corpi emancipati (soprattutto corpi queer, razzializzati e corpi di donne) lottando contro il controllo che la chiesa ha sempre imposto


Da svariati testi femministi so ormai che il femminismo è prima di tutto una visione del mondo, una lente attraverso cui leggere passato, presente e futuro, e Michela Murgia aggiunge a questi un altro paio di occhiali: quelli della fede mostrandone luci e ombre, ma portando sempre la fiducia in sé e nel forte significato che Dio assunto per lei, e nella lotta transfemminista di cui ci ha lasciato un’eredità
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